Apertura ai mercati internazionali: tutela del know how e suggerimenti operativi

La protezione del progetto di innovazione digitale

L’elaborazione di una idea, di un marchio, di un software, così come qualsiasi forma di espressione creativa, merita di essere protetta, onde scongiurare una possibile usurpazione da parte di terzi, con ciò vanificando anni di duro lavoro ed i relativi investimenti. Per questo è fondamentale per qualsiasi azienda dotarsi di quegli strumenti idonei a proteggere i titoli di proprietà intellettuale. Gli start-upper in particolare propendono per il deposito del brevetto di innovazione, ma i costi collegati alla procedura di registrazione potrebbero negativamente incidere sul bilancio della società neo costituita, limitandone le disponibilità economiche e di conseguenza lo sviluppo. Una soluzione più economica, e molto efficace nei confronti di tutti i soggetti che a qualunque titolo entrano in contatto con le espressioni creative, consiste nel dotarsi di strumenti che permettono la protezione delle informazioni segrete.

 

La tutela giuridica del segreto industriale e/o aziendale: cos’è?

Tutte le informazioni commerciali confidenziali che favoriscono un vantaggio competitivo sono da considerarsi segreto industriale e/o informazioni segrete, e come tali inserite nel novero dei titoli di proprietà industriale. Il concetto di tutela delle informazioni segrete opera nei confronti di tutte le categorie di soggetti che ne entrano in contatto, non solo di quei soggetti che si possono considerare dei concorrenti. Nell’ordinamento italiano, quindi, il segreto industriale e/o aziendale riceve una tutela tout court, scevra da eventuali condotte di concorrenza sleale poste in essere dal soggetto terzo.

 

Cosa si intende per informazioni segrete?

Il contenuto dei segreti aziendali può avere natura tecnica (segreti e processi produttivi, industriali, ecc.), oltreché commerciale (metodi di vendita, distribuzione, profilazione della clientela e dei consumatori, strategie di comunicazione, elenchi di fornitori e clienti, ecc.). Il  perimetro delle informazioni segrete si valuta caso per caso in relazione all’attività aziendale. L’insieme delle informazioni segrete costituisce il know-how aziendale, vale a dire quell’insieme di nozioni aziendali che integrano e migliorano lo stato della tecnica normalmente conosciuta in un determinato settore. Il know-how in senso stretto assume rilievo come autonomo elemento patrimoniale suscettibile di utilizzazione economica da parte del possessore. In questo senso, infatti, il know-how può essere considerato un asset aziendale ed oggetto di veri e propri accordi di cessione e trasferimento, indipendentemente dal resto dell’azienda.

Quali sono gli strumenti utili e necessari per tutelare il patrimonio aziendale?

È necessario precostituire forme e strumenti di tutela innanzitutto verso l’interno dell’azienda, per poi passare alla tutela verso l’esterno. I collaboratori dell’azienda devono sottoscrivere apposite policy, predisposte dall’azienda, atte ad individuare le condotte scorrette e le conseguenze derivanti dalle violazioni intervenute. Parimenti sarà buona pratica dell’azienda far sottoscrivere un Non-disclosure agreement (NDA) o ACCORDO DI RISERVATEZZA a qualsivoglia interlocutore esterno che per disparate ragione entri in contatto con le informazioni riservate. Attraverso questi due fondamentali strumenti le parti si impegnano a mantenere segrete le informazioni scambiate, pena la violazione dell’accordo stesso, ed il conseguente esercizio del diritto sottostante le specifiche clausole di risarcimento del danno, ivi contenute e predisposte dalle parti.

 

Quando un accordo di riservatezza si rivela necessario?

Un accordo di riservatezza è sempre consigliato, dal primo momento di instaurazione di una trattativa commerciale. In particolare, quando due o più soggetti intendono esplorare la fattibilità circa la realizzazione di un preciso affare, oppure valutare le potenziali relazioni d’affari, che implichino innanzitutto la comprensione dei processi commerciali dell’altra parte, un NDA si rivela di fondamentale importanza.

 

Nelle relazioni internazionali

Nelle relazioni internazionali, è buona prassi oltreché consuetudine sottoscrivere sin da subito accordi di NDA e LOI (LETTER OF INTENT, lettera di intenti) atte a circoscrivere il perimetro delle informazioni riservate e delle reali intenzioni delle parti. Solo successivamente si passa alla redazione di un MOU (MEMORANDUM OF UNDERSTANDING – contratto preliminare) che anticipa e definisce in maniera puntuale gli obblighi contrattuali e soprattutto le condizioni cui sottoporre la conclusione del contratto definitivo. Lunghe trattative poi abbandonate, con pacifica divulgazione delle idee e strategie aziendali, poi utilizzate dal potenziale partner non troveranno mai tutela, se non espressamente previste e disciplinate da tali strumenti.

 

Concludendo

L’analisi dei rischi che una qualsiasi azienda corre nelle relazioni commerciali e la predisposizione di strumenti giuridici atti a scongiurarli si rivela di fondamentale importanza.

Ciò è ancora più vero nel mondo dell’imprenditoria giovanile e nelle start-up innovative, posto che l’entusiasmo e la creatività portano a condividere istintivamente l’idea creativa col mondo, con pacifica divulgazione delle originalità e del patrimonio aziendale.

Nelle relazioni internazionali gli strumenti della NDA, LOI e MOU sono oltremodo necessari posto che l’istituto giuridico della responsabilità precontrattuale presente nel nostro codice civile, non trova applicazione nelle relazioni internazionali se non convenzionalmente e minuziosamente previsto.

 

Articolo pubblicato nella rivista Logyn n.4 Dicembre 2013.
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