Mercato Unico Digitale Europeo: abbattere le barriere per consentire l’accesso a nuove opportunità di business

Il mondo è sempre più digitale e le tecnologie digitali e di rete rappresentano strumenti essenziali ai fini della crescita economica anche dell’Unione Europea, fondata sulla promozione di un mercato universalmente accessibile, privo di barriere condizionanti lo sviluppo delle imprese ed attività su ampia scala. L’instaurazione di un Mercato Unico Digitale Europeo (Digital Single Market) costituisce un obbiettivo per le Istituzioni dell’UE sin dal 2014, perseguito attraverso l’eliminazione degli ostacoli imposti dalle leggi nazionali ed una progressiva standardizzazione normativa.

Le finalità sono chiare: i) offrire nuove opportunità di business favorendo le aziende nel passaggio da un’offerta locale ad una di dimensione europea, affinché esse si avvantaggino pienamente del potenziale di crescita dell’economia digitale, ii) promuovere l’occupazione e la produttività, iii) migliorare il benessere dei consumatori.

In quest’ottica, il 15 dicembre 2015, la Commissione UE ha  redatto un piano per l’unificazione dei 28 mercati nazionali, denominato “Digital Single Market Strategy”; si tratta di un programma articolato sull’individuazione delle soluzioni alle principali problematiche connesse all’abbattimento delle frontiere.

Tra queste, la tematica che ha sicuramente riscontrato maggior risonanza, dal punto di vista mediatico, è quella concernente il geoblocking, ossia la limitazione dell’accesso digitale a beni e servizi, in relazione all’ubicazione geografica dell’utente. Sulla base delle risultanze emerse dalla consultazione pubblica promossa dal Parlamento Europeo nel corso del 2015 e conclusasi il 28 dicembre dello stesso anno, è interesse dei consumatori accedere a contenuti e servizi online in qualsiasi Stato membro si trovino.

Ciononostante, l’estensione transfrontaliera del contenuto dei servizi online si scontra con le opposte esigenze delle imprese, la cui applicazione del geoblocking è spesso ancorata alla volontà di non vendere all’estero, o è prevista dagli accordi tra fornitori e distributori affinché i consumatori non acquistino online prodotti di altri Stati membri, magari a prezzi più competitivi, ovvero  in violazione di esclusive territoriali.

La posizione della Commissione, condivisa dal Parlamento Europeo, in merito al bilanciamento di tali contrapposti interessi è chiara: priorità assoluta all’unificazione del mercato digitale, tramite la rimozione dei geoblocchi ingiustificati, in quanto violativi delle norme europee antitrust.

Saranno quindi sanzionate le imprese che limitano l’accesso ai servizi online, o reindirizzano il consumatore verso un negozio locale con prezzi diversi.

Ulteriore tematica affrontata dal piano della Commissione concerne la disciplina del commercio elettronico transfrontaliero, in relazione alla quale è prevista un’armonizzazione delle norme in materia di contratti e consumatori.

L’armonizzazione normativa comprenderà, ovviamente, anche il regime IVA, i cui costi, derivanti dall’applicazione di disposizioni legislative differenti in ogni Stato dell’Unione, sono esorbitanti e causano un evidente divario nei prezzi di vendita delle merci.

Inoltre l’uniformazione delle norme in materia in tutti gli Stati membri faciliterà anche l’ingresso nel mercato delle piccole imprese; infatti, da un report elaborato dalla Commissione europea nel marzo 2015, risulta che, per le imprese che intendono espandere la propria area di commercio in un nuovo Stato membro, i costi stimati per il solo adattamento del business alle normative nazionali ammontano a circa 9.000 euro, cifra che, nel prossimo futuro, sarà  del tutto risparmiata.

Tuttavia questi sono solo alcuni degli ambiti di intervento individuati dalla Commissione UE che, entro la fine del 2016, presenterà un nuovo progetto ancorato su tali iniziative, che verranno applicate a partire dal 2017.

Nell’attesa dell’entrata in vigore dei nuovi interventi annunciati, è bene che le imprese, affiancate da un consulente esperto in materia, verifichino ed eliminino in primis i geoblocchi ingiustificati e adeguino la propria struttura a digitaloriented, non facendosi cogliere impreparate di fronte alle opportunità, ma anche criticità, di un mercato innovativo e rivoluzionario.

 

Contributo inserito nella Newsletter n.2/2016.
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