Nel quadro dei Paesi del Golfo l’Emirato di Sharjah sta sempre più rivestendo un ruolo di primaria importanza.
Terzo emirato per estensione del territorio (preceduto da Abu Dhabi e Dubai) ha una popolazione di circa 1.405.843 abitanti (censimento del 2008) concentrati per lo più nell’area urbana dell’omonima capitale, nominata dall’UNESCO capitale culturale del mondo arabo nel 1998
Rispetto ai più noti vicini, l’Emirato di Sharjah presenta un sistema economico non strettamente legato al settore petrolifero; infatti ben due terzi delle entrate dello Stato derivano da attività di diversi settori. Questo deriva dalla storica attenzione del governo locale alla differenziazione delle attività commerciali e produttive; i settori maggiormente favoriti dalle politiche economiche sono infatti quello del commercio – in primis di prodotti di lusso – food & beverage, il settore del design, dell’architettura e delle costruzioni (engineering). Grande rilevanza ricopre anche il settore della logistica, favorito dalla posizione geografica dell’Emirato, che gli consente di ricoprire il ruolo di “ponte di collegamento” tra il Golfo Persico e l’Oceano Indiano. Recentemente, inoltre, ha avuto forte impulso anche il settore industriale, nei settori della meccanica, dell’agroalimentare e della manifattura in generale. A sostegno di tale visione strategica è stata prevista la realizzazione di un imponente parco industriale denominato “Al Saja’a Industrial Oasis”, progettato su di un’area di 42 milioni di metri quadrati e corrispondente a circa 395 lotti, che sorgerà nei pressi del porto e dell’aeroporto principali.
Dunque il business nell’Emirato si presenta particolarmente interessante soprattutto considerate le svariate facilitazioni e gli incentivi fiscali nel tempo concessi agli investitori stranieri.
In prima battuta l’istituzione di zone franche nell’ambito delle quali le società costituite possono usufruire di una tassazione sugli utili molto ridotta ed in alcuni casi del tutto esclusa, con possibilità di trasferire direttamente all’estero il reddito prodotto.
Con preciso riferimento allo stabilimento in loco, l’ordinamento dell’Emirato si rifà alle norme in vigore anche negli altri Emirati, e dunque consente agli stranieri di operare solo a mezzo di alcuni tipi di società, che tuttavia corrispondono alle tipologie più utilizzate, sottostando a particolari vincoli e requisiti. Così gli operatori stranieri – a seconda del proprio business – possono costituire una società per azioni oppure una società a responsabilità limitata.
Particolarità delle società per azioni è che l’intero capitale sociale, il cui minimo di legge è stabilito in 2.000.000 di AED (equivalente a circa 50.000 Euro), deve essere interamente versato al momento della costituzione. Quanto alle società a responsabilità limitata, la legge locale non prevede un capitale sociale minimo ma impone un numero vincolato di amministratori (da un minimo di uno ad un massimo di cinque). In generale è ancora presente il vincolo costitutivo rappresentato dal requisito per cui il 51% delle partecipazioni sia di titolarità di un socio locale (denominato “sponsor”); cionostante, in molti casi, alla titolarità della maggioranza del capitale non corrisponde necessariamente il potere di gestire la società che spesso viene assegnato proprio all’operatore estero. Una importante eccezione riguarda le società create nelle free zones, che possono essere al 100% di titolarità di soci stranieri. Tale eccezione è diventata ancora più significativa in seguito ad una recente riforma del diritto commerciale degli Emirati in forza del quale viene consentito a tali società la possibilità di operare anche al di fuori di tale aree dedicate, aumentando notevolmente il proprio appeal nei confronti del business internazionale. Le società straniere, inoltre, possono anche costituire un Branch Office purché abbiamo nominato un agente locale (cittadino emiratino). Ciò detto, appare indubbio che l’Emirato di Sharjah può rappresentare per le aziende che operano nel mercato internazionale un’importante opportunità, non solo per la ricchezza del mercato locale ma anche quale base e/o HUB strategico per l’intera area del medio ed estremo oriente. Considerate le peculiarità dell’ordinamento locale, tuttavia, vanno pianificate le operazioni e gli investimenti, al fine vagliare la più conveniente strategia nell’interesse dell’azienda e del business.
Contributo inserito nella Newsletter n.2/2017.
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